domenica 7 dicembre 2008

LA PREGHIERA


La preghiera respiro dell’anima

La preghiera è il respiro dell’anima; come non possiamo vivere senza respirare, così l’anima non può vivere senza la preghiera. La preghiera è un dialogo d’amore con Dio. La preghiera vocale è un colloquio spontaneo con Dio; può essere anche una preghiera letta, come un salmo o una preghiera conosciuta a memoria, come il Padre nostro o l’Ave Maria. Non deve essere mai una recita frettolosa e meccanica, non deve essere un monologo, senza dare a Dio il tempo per parlarci. La vera preghiera deve partire dalla mente e dal cuore e inizia quando incominciamo a instaurare un dialogo d’amore con Dio La preghiera mentale, detta anche orazione mentale o meditazione, è una riflessione sulla parola di Dio, sulla vita e gli insegnamenti di Gesù, per capire che cosa il Signore vuole da noi; la riflessione deve diventare poi un dialogo con Dio, per lodarlo, amarlo, invocarlo perché ci aiuti a cambiare la nostra vita. Gesù raccomanda continuamente la preghiera con l’esempio e la parola. Prima di compiere qualsiasi atto importante della sua vita, Gesù si mette in preghiera. Passa notti intere in preghiera o si alza presto al mattino e sceglie luoghi solitari per pregare. (Mc 1,35; 6,46; Lc 6,12; Lc 9,28; Mt 26, 36 ss).Gesù pregava tanto assorto in Dio, che gli apostoli ne rimanevano incantati, tanto che una volta gli chiedono: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1) e Gesù insegna loro il «Padre nostro», una preghiera mirabile, spesso sprecata, perché detta male. Gesù parla della «necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Raccomanda: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7). Prima della passione, passa le ultime ore di libertà in preghiera e raccomanda agli Apostoli: «Vegliate e pregate per non cadere in tentazione» (Mt 26,41).San Paolo scrive: «Fratelli, state sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie» (1Ts 5,16) e ancora:«Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito» (Ef.6,18).Maria, gli apostoli e i primi discepoli, in attesa della Pentecoste, erano nel Cenacolo «assidui e concordi nella preghiera» (At 1, 14). La preghiera vera deve essere «assidua e concorde», se vuole essere una preghiera gradita a Dio. La preghiera deve essere poi assidua, cioè «perseverante»: è la parola che ricorre con più frequenza quando la Bibbia parla della preghiera. Pregare con perseveranza
non significa pregare con molte parole, significa non smettere di bussare, non smettere di sperare e di amare, non arrendersi mai. La preghiera deve essere poi concorde: per parlare con Dio, bisogna stare in pace con i figli di Dio. È la prima condizione della preghiera cristiana, come ha detto Gesù: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati» (Mc 11,25)
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Vari tipi di preghiera.
La preghiera più frequente che noi rivolgiamo a Dio, e spesso è purtroppo l’unica, è la preghiera di petizione o di richiesta. Abbiamo bisogno e ci rivolgiamo a Dio nostro Padre. Gesù stesso ci ha detto: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto» (Mt 7,7-8). Ma la preghiera non può essere solo richiesta. Che cosa direste di un figlio che parla con i genitori solo quando deve chiedere qualcosa? La preghiera deve essere prima di tutto lode, adorazione, amore, riparazione, ringraziamento. Poi sarà anche supplica e richiesta fiduciosa a Dio Padre. Gesù nel «Padre nostro» e Maria nel «Magnificat» ci hanno insegnato prima a lodare e glorificare Dio e poi a fare le nostre richieste fiduciose.Pensando soprattutto alla preghiera di lode, san Paolo ha formulato il principio della preghiera continua: «Pregate incessantemente». Con questo principio si supera la concezione legalista della preghiera, legata a tempi e luoghi determinati, per farne un atteggiamento costante, come il respiro per il corpo.

La preghiera continua

Quante volte si deve pregare? Gesù risponde: Sempre! Se pregare è amare, chiedersi quante volte bisogna pregare, è come chiedersi quante volte bisogna amare. La preghiera, come l'amore, non sopporta il calcolo delle volte. É questione di cuore! É innamorarsi di Dio. Non è possibile dire sempre preghiere; è possibile stare sempre in atteggiamento di preghiera, come è possibile amare sempre. Due persone che si amano si pensano sempre, sono sempre unite. É il colloquio continuo con Dio, fatto di pensieri, brevi invocazioni, atti di amore, sguardi, anche mentre stiamo lavorando. Bisogna unire il lavoro di Marta e l’amore di Maria (Lc 10,38-42).Allora anche il lavoro diventa preghiera e si prega «24 ore al giorno», come insegnava san Paolo della Croce.
Dio è un Padre che vuole dialogare, stare in comunione continua con i suoi figli. La preghiera, più che un dovere, deve essere una esigenza di veri figli: se amiamo Dio, dobbiamo sentire il bisogno di stare e parlare con Lui. La preghiera è il termometro della nostra comunione con Dio e del cammino spirituale.
La preghiera continua è lo spirito di preghiera: una disposizione intima e continua a stare con Dio, a parlargli e ascoltarlo. É una vita incentrata su Dio; una vita che si svolge sotto lo sguardo di Dio; una vita la cui attività è sempre sacra, perché fatta tutta in Dio, con Dio, per Dio: un colloquio continuo con Dio, fatto più con il cuore che con le labbra, più con la vita che con le parole.
La spiritualità orientale ha praticato la preghiera continua con «la preghiera di Gesù», come è descritta nei «Racconti del pellegrino russo»: è l'invocazione continua del nome di Gesù, «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me peccatore». Dopo un po' di tempo questa preghiera diventa spontanea e continua: non se ne può fare a meno. Questo si può ottenere con qualsiasi breve invocazione che accompagna la nostra giornata. Significa fare della giornata un continuo atto di amore, una continua offerta.
Per arrivare alla preghiera continua, occorre però avere anche tempi precisi e specifici per la preghiera. Ognuno deve avere il suo modo di pregare, i suoi tempi di preghiera, lo spazio per Dio. La preghiera continua ha bisogno di tempi di preghiera e i tempi di preghiera alimentano la preghiera continua.

Le preghiere e la preghiera
La preghiera è un dono di Dio, ma è anche un esercizio con molti gradini; essa migliora con l’esercizio. A pregare s’impara pregando. Chi vuole crescere nell’amore di Dio non si deve fermare ai primi gradini, per questo è necessario «passare dalle preghiere alla preghiera», cioè avere meno formule da recitare e più tempo per la preghiera del cuore.
Le preghiere vocali sono i primi gradini della preghiera: sono vere preghiere, solo se sono dette adagio e le parole sono accompagnate dalla mente e dal cuore, come il Rosario e tante altre pratiche della pietà cristiana. Tante preghiere dette frettolosamente e con la mente altrove, non sono vere preghiere.
Anche Maria certamente pregava con le preghiere vocali, ogni volta che pregava con i salmi, come possiamo intuire dal Magnificat, che è pieno di reminiscenze dai salmi. Ma la vera preghiera non si deve fermare qui. Dalla “recita” delle preghiere, dalla “lettura” della Parola di Dio, bisogna passare alla “meditazione” della Parola di Dio e al “colloquio” intimo con il Signore. Se si è fedeli a questo esercizio, il Signore può condurrepoi ai gradini superiori della preghiera, al «silenzio» amoroso, alla «contemplazione» e all’unione piena con Dio.

Quando la preghiera diventa fatica
La preghiera va soggetta ad alti e bassi. Dice santa Teresa d’Avila che alle volte la preghiera è fatica, non è più un'acqua che piove abbondante dal cielo o che scorre da sola, ma è un'acqua che bisogna tirar su con un secchio dal fondo del pozzo, a forza di braccia, perdendone buona parte per strada.
Allora bisogna lottare. La prima lotta è contro le distrazioni, situazioni fisiche particolari o di aridità spirituale. Ne hanno sofferto tutti i santi. Poiché alle volte noi non sentiamo nulla mentre preghiamo, ci sembra che anche Dio non senta nulla e non ascolti. E invece egli sta ascoltando più attento che mai. Bisogna armarsi di pazienza e di coraggio e non cadere nell'errore di credere che, in quella situazione, è inutile stare a pregare.
Bisogna adattarsi umilmente: fare preghiere brevi, ripetere lentamente preghiere particolarmente care. Allora il semplice «restare in preghiera» è l'unico modo per perseverare nella preghiera. È importante non arrendersi e non smettere di pregare. Dio non vuole le nostre estasi, ma la nostra fedeltà e il nostro amore.
Alle volte le difficoltà della vita sono tante e ci sembra che non possiamo farcela. Allora è il momento di guardare in alto, di ricordare che «tutto è possibile a chi prega», perché «tutto è possibile a Dio», come disse l’angelo Gabriele a Maria (Lc 1,37). La preghiera è la forza dei martiri, la forza di tanti giovani, che sanno mantenersi puliti in mezzo a tanta corruzione, la forza di tanti sposi, di tante madri e padri, fedeli alla loro vocazione e missione, mentre tutto il mondo rema contro di loro.
Ma alle volte la lotta è con Dio stesso, quando ci chiede qualcosa che la nostra natura non è pronta a dargli e quando l'agire di Dio diventa incomprensibile. Maria conobbe questa lotta, specialmente sotto la croce.
Ma la conobbe soprattutto Gesù nel Getsemani. Gesù prega e lotta non per piegare Dio alla sua volontà, ma per piegare la sua volontà umana a Dio. Questa è la grande lezione che dobbiamo apprendere.
In questi casi dobbiamo ricordarci che abbiamo una Madre che è maestra di preghiera. Come bambini, dobbiamo metterci accanto a Maria e dirle: «Aiutami a pregare!». Chiediamo a Maria che sia anche per noi, come per gli apostoli nel Cenacolo, la madrina forte e amabile che ci prepara a ricevere il dono dello Spirito Santo, il dono della preghiera «assidua e concorde».


P. Alberto Pierangioli

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